ovvero
Riciclare un titolo vecchio pur di guadagnarsi la paga anche su console di vecchia generazione
Say hello to my little friend! |
Buongiorno. O buona sera. Dipende. Se guardate fuori dalla finestra (quella vera, non quella che state guardando mentre leggete queste parole) e vedete il sole allora buongiorno. Se no... Vabbè, avete capito. In qualunque momento stiate leggendo queste righe (se non avete ancora chiuso la finestra del vostro browser), benvenuti nella mia personale recensione di questo titolo targato Ubisoft.
Come potrebbe suggerire il titolo, la mia personalissima (ci tengo a precisarlo) opinione su questo gioco è prettamente negativa. E invece no! Credo che il mondo non sia tutto bianco o tutto nero. Mi piace credere che sia fatto di tante sfumature di grigio. No, non le stesse cinquanta del film che esce tra un mesetto. Porcellini! Credo quindi che Assassin's Creed: Rogue abbia i suoi lati positivi ed i suoi lati positivi. Tuttavia, e purtroppo aggiungerei, quelli negativi superano i positivi; e questo è il motivo del sottotitolo della recensione.
Andiamo quindi a vedere quali sono le motivazioni che mi hanno portato ad esprimere questi giudizi. Buona lettura!
P.S. Spero che qualcuno sia arrivato a leggere questa riga senza chiudere il browser!
Trama
Prima di parlare della trama del gioco, c'è bisogno di fare una piccola premessa.
Tutto iniziò il 20 maggio del 2002, il giorno in cui il piccolo Spilu ricevette la sua prima PlayStation... Sto scherzando. Giuro.
Ricominciamo. Siamo a fine febbraio 2014. Tutti i fan di Assassin's Creed attendono con ansia il canonico annuncio del titolo del successivo ottobre. E invece tutto tace. Sono sorpreso. Felicemente sorpreso. Ubisoft non si piega alle convensioni a cui ci ha abituato e non annuncia il solito nuovo titolo? Wow! Novità, finalmente! Le prime notizie ci arrivano solo un mese dopo, peraltro da una fonte non ufficiale come Kotaku. Probabilmente anche a causa di ciò, Ubisoft è costretta a sputare il rospo e ad annunciare il suo titolo AAA (come vendesi ed affitasi) next-gen only. E io, sebbene non possieda (non la possiedo tuttora al momento della stesura dell'articolo) una console di nuova generazione, sono comunque contento della scelta della major. Finalmente Ubisoft sceglie di non piegarsi alla "vendita facile" di titoli già visti e stravisti, bensì di creare un titolo completamente nuovo con i potenti mezzi offerti solamente dalle console di ottava generazione. Riwow! Rinovità, rifinalmente!
Ad agosto vengo però smentito. Poker face! Viene annunciato Assassin's Creed: Rogue. E io che avevo difeso la scelta di Ubisoft per mesi! E' evidente a tutti che si tratti di un ctrl+c, ctrl+v di Assassin's Creed IV: Black Flag, però... C'è un però... Il protagonista. Shay Patrick Cormac. Ha un nome altisonante. Ha un fucile. Ma soprattutto è un Templare. Si preannuncia...FICHISSIMO! Se non dal punto di vista del gameplay, almeno da quello narrativo il titolo potrebbe presentare spunti interessanti. Si parla infatti di un titolo che si propone di collegare Assassin's Creed IV: Black Flag con Assassin's Creed III, oltre che con lo spin-off Assassin's Creed III: Liberation. Ed è qui, il grande Bardo direbbe, che c'è l'intoppo.
Il titolo parte bene. Ottima è a mio avviso l'introduzione del protagonista, così come del momento in cui la sua vita cambia per sempre. Poi, inizia il dramma narrativo. Il nostro amico Shay invece di parlare con i suoi compagni Assassini di ciò che ha vissuto a Lisbona, li tradisce. Allo stesso tempo, gli Assassini invece di ascoltare le sue ragioni lo mandano letteralmente a quel paese. Capisco le diffcoltà di comunicazione, ma qui si esagera! E' un po' come se vostra madre vi mandasse a comprare il latte, voi trovaste il negozio chiuso ed, invece di dirglielo, le tiraste una bottiglia! Ovviamente mentre lei tenta di spararvi per essere tornati a mani vuote! Posso comprendere il dramma vissuto dal nostro protagonista, ma la sua reazione, così come quella dei suoi "amici", mi pare eccessiva. O almeno, parte più importante, da come Ubisoft ha deciso di mostrarci la vicenda.
Il resto è un patchwork di...robe, come direbbe il buon Yotobi! Di solito in ambito videoludico si parla di "longevità". In Assassin's Creed: Rogue sarebbe più corretto utilizzare il termine "brevità". Questa è infatti la causa di una serie di difetti che ho riscontrato giocando al titolo Ubisoft, che ora vi elenco.
Non c'è continuità. Di nessun tipo. Ogni avvenimento mostrato è ambientato mesi, se non anni, dopo il precedente. Tra una missione e l'altra potrebbe essere accaduto di tutto. Il drago Prezzemolo di Gardaland potrebbe essere diventato il presidente della Mongolia ed aver invaso l'Australia con dei cioccolatini mangiacanguri, ma ad Ubisoft non importa mostrarcelo. Hanno pagato lo sceneggiatore solo per scrivere pochi episodi della vita di Shay, così Ubisoft ci mostra quello che il budget gli ha permesso di avere da lui. Si salta da un anno della vita del protagonista ad un altro come... come... come Paris Hilton con gli uomini! Scusa, Paris. Ti chiamo dopo.
Ubisoft si è tenuta però la ciliegina per l'ultima fetta di torta. Infatti con un salto temporale degno di un'ipotetica fusione tra Mike Powell e Doctor Who si arriva al finale del titolo, ambientato ben sedici anni dopo l'ultimo incarico mostratoci da Ubisoft. Cosa è accaduto in quel periodo? Il nostro protagonista è andato in giro per il mondo alla ricerca della magica scatoletta fulcro dell'intero titolo, ma non ci è concesso di vederlo. Questi sedici anni avrebbero potuto essere un titolo a parte. Boccaccia mia, stai attenta a quello che dici. Potrebbero accontentarti! Il finale è interessante, in quanto apre la strada al titolo principale della saga rilasciato da Ubisoft nello stesso periodo: Assassin's Creed: Unity. Peccato che poi in quest'ultimo della magica scatoletta e del caro Shay Cormac non si faccia nemmeno menzione. (Ironia on) Ovvio! Assassin's Creed: Rogue è proprio importante per la comprensione totale del multiverso della serie. Quando le cose sono importanti per la trama spuntano proprio da tutte le parti. Neanche fossero funghi! (Ironia off)
A causa della "longevità" del titolo, non troviamo molti dei personaggi che ci saremmo (giustamente) aspettati di vedere. Stiamo parlando di un titolo che vantava di legare insieme tutti quelli della serie ambientati nel Nord America del XVIII secolo. Avrebbero potuto (e dovuto, a mio avviso) essere presenti un sacco di vecchie conoscenze, mentre possiamo notare parecchie assenze. Un po'come la vostra classe il giorno dell'interrogazione di matematica. O di scienze. O di italiano. Oppure come il parlamento italiano in un giorno qualunque. Decidete voi.
"Ma un sacco di personaggi vengono citati a destra e a manca", potrebbe dire qualcuno (qualsiasi cosa sia a mancare a destra o a sinistra). E questo è un punto di forza dei contenuti secondari offerti dal titolo, di cui parlerò tra poco. Ma perché citare personaggi in testi collezionabili invece di farli vedere al giocatore? Ha senso ed è interessante, ma... non ne viene mostrato nemmeno uno? Gli estremi per farlo c'erano. Citare un personaggio non equivale a renderlo parte integrante della trama. Soprattutto se in documenti collezionabili non legati strettamente al suo sviluppo. Far presenziare all'interrogazione di matematica (o di scienze o di italiano) ad un cartonato con la vostre fattezze non equivale a sostenere l'interrogazione. Giusto? Sebbene ci siano buone possibilità che il vostro cartonato abbia studiato più di voi.
Nota a parte merita la componente del presente del titolo, tanto richiesta dai fan di vecchia data della serie quanto snobbata da Ubisoft per puntare sul "turismo storico" amato dai neofiti. Sebbene ci siano ben pochi elementi incisivi a livello narrativo, la componente del presente di Assassin's Creed: Rogue offre diversi file che aiutano ad espandere il background di numerose vecchie conoscenze. Nulla di diverso da quanto visto in Assassin's Creed IV: Black Flag. Scelta discutibile, ma funzionale. Ho solo una domanda da porre ad Ubisoft: perché un povero dipendente dovrebbe essere obbligato sotto minaccia armata ad unirsi ad un misterioso ordine secolare? Cosa ha fatto di male? Promemoria per me: mai lavorare per industrie farmaceutiche/videoludiche.
Mi dispiace aver espresso solo pareri negativi sulla trama di un titolo che è riuscito a mostrare l'altro lato della medaglia della serie di Assassin's Creed. Di un titolo che è riuscito a mostrare al giocatore quanto labile sia il confine che separa le ideologie degli Assassini da quelle dei Templari come solo il primo titolo della serie aveva fatto. Purtroppo però la brevità della trama principale impedisce al giocatore di comprendere a pieno ogni singolo aspetto della vita di Shay e della sua scelta sofferta di cambiare fazione. Di affezionarsi ai numerosi personaggi secondari presenti nel titolo e di dispiacersi per i loro assassinii proprio come invece fa il protagonista Shay. Qualche ora di gioco in più non avrebbe fatto male. Ma Ubisoft aveva esaurito tutto il budget in Assassin's Creed: Unity.
Gameplay
In un titolo che avrebbe dovuto fare della trama pro Templare il suo punto di forza, è nel gameplay che troviamo, a mio avviso, le note più positive. Parlo in maniera relativa, ovviamente, in quanto le novità sono davvero scarse.
L'opportunità di subire l'abbordaggio delle navi nemiche, di aprirsi nuove strade attraverso i ghiacci del Nord Atlantico, così come il lanciagranate in dotazione del protagonista, tanto mostrate da Ubisoft nei trailer rilasciati durante l'estate, sono effettivamente le uniche novità offerte dal titolo in termini di gameplay. E offrono ben poco pepe ad un sistema di gioco già ampiamente rodato negli ultimi anni.
La vera nota positiva nel gameplay giunge dalle attività secondarie. Al contrario di quanto ci saremmo potuti attendere, queste non sono solamente un mero riciclo di quelle apparse nel precedente Assassin's Creed IV: Black Flag, bensì un buon cocktail delle migliori apparse in diversi titoli precedenti. Troviamo attività già viste in Assassin's Creed IV: Black Flag, quali l'assedio dei forti navali, il saccheggio dei magazzini e le battaglie con navi leggendarie, ma anche alcune apparse nei titoli legati ad Ezio Auditore, come la conquista dei covi degli Assassini, oppure in Assassin's Creed III, come la conquista dei forti terrestri.
In ambito videoludico la pratica ecologista del riciclo generalmente non è positiva, ma in un titolo in cui la attesa parte narrativa delude, un buon riutilizzo di elementi di gameplay risulta invece una scelta gradita. Come sfruttare la pasta avanzata a pranzo perché avete bruciato l'arrosto che volevate mangiare a cena.
Poi ci sono i collezionabili. Oh, mio Dio, i collezionabili! Croce della trama, ma manna per gli hardcore gamers (qualunque cosa sia la manna). In Assassin's Creed: Rogue sono infatti presenti una grande (grandissima) quantità di oggetti collezionabili, alcuni dei quali di grande interesse per espandere il background di alcuni personaggi e di alcune vicende apparse e citate negli altri titoli della saga nord americana. Su questo mi sento però in dovere di fare alcune riflessioni.
Numero A. Sebbene le vicende leggibili raccogliendo gli oggetti sparsi all'interno del mondo di gioco siano decisamente interessanti (soprattutto per un maniaco del 100% come me), mi chiedo se non sarebbe stato meglio, come già accennato parlando della trama, approfondirne alcune in maniera più diretta.
Lettera 2. Domanda: perché Ubisoft sente la necessità di associare ad ogni serie di oggetti collezionabili un'arma e/o un abito dai poteri mistici? Mi pare che nel mondo di Assassin's Creed siano ormai in esubero gli abiti nascosti dietro ai cancelli. Chissà poi perché un personaggio in grado di aprire scrigni con un calcio e di abbattere interi eserciti con un coltello nascosto in una manica ha bisogno di cercare centinaia di sassolini per aprire un cancello.
Comunque la si pensi riguardo all'utilizzo fatto da Ubisoft dei contenuti secondari e degli oggetti collezionabili, questi hanno il grande merito di espandare ampiamente l'esperienza di gioco su Assassin's Creed: Rogue, portando il giocatore ad esplorare ogni singola zona del vasto mondo di gioco, di cui la trama principale sfrutta purtroppo solamente una piccolissima porzione.
Combattimento. Ubisoft... Mia cara... Quando è che cambiamo qualcosa? Non ho altro da aggiungere, Vostro Onore. E' una vita che sogno di dirlo!
Location
Nord America. XVIII secolo. Sì. Siamo sempre lì. Andiamo però ad analizzare più da vicino il mondo di gioco offerto da questo ultimo titolo della serie di Assassin's Creed per console di settima generazione.
New York. La mia delusione. La città di New York era stata pubblicizzata durante l'estate 2014 come la stessa città presente in Assassin's Creed III, ma con la presenza della parte occidentale che nel titolo di un paio di anni fa era stata distrutta dal grande incendio del 1776. Non è vero! O meglio, la parte occidentale della città è in effetti integra, ma la città non è la stessa. In Assassin's Creed: Rogue troviamo infatti una New York ricostruita da zero e... decisamente rimpicciolita. Ci... ci sono rimasto male, ecco. Almeno, al contrario di quanto accaduto in Assassin's Creed III, a New York questa volta è possibile trovare qualche attività da svolgere. Frecciatina ad Assassin's Creed III.
River Valley. Pubblicizzata come l'unione perfetta tra la frontiera americana mostrata in Assassin's Creed III e il mare della Indie Occidentali presente in Assassin's Creed IV: Black Flag, la zona di River Valley presenta grandi foreste, grotte, città, villaggi indiani, e chi più ne ha più ne metta, permettendo al giocatore di spostarsi da un luogo all'altro per via acquatica grazie alla nave in possesso del protagonista. Al contrario di quanto accaduto in Assassin's Creed IV: Black Flag, inoltre le zone che circondano i villaggi a cui si può approdare con la nave sono davvero vaste, oltre che collegate tra loro, permettendo al giocatore di spostarsi da un luogo all'altro anche via terra. Forse anche la saga di Assassin's Creed si sta avvicinando finalmente al concetto di open world?
Nord Atlantico. La mia location preferita. Sarà per la neve che porta con sè lo spirito del Natale, ma il Nord Atlantico è stata la zona che più mi ha affascinato ed in cui ho passato più tempo. Sebbene decisamente più piccola della mappa dei Caraibi apparsa nel titolo precedente, il Nord Atlantico presenta una grande quantità di luoghi da visitare, oltre che di attività da svolgere prese in prestito da titoli diversi della serie, che la rendono più densa di cose da fare. E poi si vede l'aurora boreale!
Considerazioni finali
Mi è dispiaciuto molto parlare in maniera prettamente negativa di un titolo che, come ho premesso all'inizio, ha tanti lati positivi. Tuttavia da un titolo di una serie che fa da sempre della trama e non del gameplay il suo cavallo di battaglia ed il cui scopo era quello di mostrare l'altro lato della medaglia era lecito aspettarsi molto di più. Ottimo titolo per i fan accaniti della serie e per i collezionisti implacabili. No perditempo.
A te che sei giunto a leggere questo mio primo (e spero non ultimo) delirio fino a questa riga. Grazie.
Spilu
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