19 gennaio 2015

Recensione di Big Hero 6

ovvero


"Let it go" vs "Balalala", uno a zero e palla al centro


big hero 6 recensione
Let it go... Ehm... Volevo dire... Balalala.

Ad un anno del successo imprevisto di Frozen, Disney si ripresenta al cinema con "Big Hero 6", film d'animazione liberametne tratto dalla quasi sconosciuta in Italia omonima serie di albi a fumetti targata Marvel. Lo studio di Burbank sarà riuscito a confermare la rinascita del marchio "classici Disney" iniziata con Rapunezel e Frozen dopo le delusioni dei primi anni duemila? Scopriamolo insieme. Se ti va, ovviamente. Non obbligo nessuno. Ma sappi che si dice che chi clicca sulla croce in alto a destra del proprio browser prima di finire la lettura di questo articolo, viene immediatamente preso da una voglia irrefrenabile di leggere i libri di Barbara d'Urso. Sei stato avvertito!

Stai leggendo questa riga? Ottima scelta!

Premessa. Non amo gli albi a fumetti dedicati ad i supereroi. Soprattutto quelli targati Marvel. Scusa, Stan Lee. Dopo ciò, posso iniziare ad esporre il mio parere sul 54 classico d'animazione Disney.

Nella tecnologica San Fransokyo l'enfant prodige Hiro Tamada preferisce dedicare il suo tempo agli scontri clandestini tra robot piuttosto che affinare le sue capacità come vorrebbero per lui il fratello maggiore Tadashi e la zia. Una sera Tadashi mostra al fratello minore il covo dei geeks, il laboratorio universitario dove lui ed i suoi amici lavorano a progetti tecnologicamente avanzati. Dopo la visita, Hiro decide di accedere ai corsi del San Fransokyo Institute of Technology, che si è reputato ben più stimolante di quanto credeva. Per ottenere l'accesso al prestigioso istituto Hiro è tuttavia tenuto a presentare un progetto in grado di mettere in luce il suo talento. Grazie ai suoi micro robot, in grado di predisporsi in maniera tale da riprodurre ciò che chi li comanda immagina, Hiro trionfa alla fiera di presentazione dei progetti per l'ammissione. Quella sera stessa tuttavia scoppia un incendio nell'istituto e Tadashi perde la vita. Perso il suo unico punto di riferimento, Hiro perde anche la voglia di affrontare la sua nuova vita universitaria, finché la conoscenza di Baymax, un goffo assistenze sanitario robotico a cui Tadashi aveva lavorato diversi anni, non lo spinge verso un nuovo obiettivo: scoprire chi sia il responsabile della morte del fratello nonché  del furto dei suoi micro robot. Grazie al suo entusiasmo ed alle sue conoscenze tecnologiche, Hiro fonderà con i vecchi amici di Tadashi un gruppo di supereroi in grado di fare luce sul mistero.

Il 54 classico Disney si divide piuttosto evidentemente in due parti: una prima tipicamente disneyana ed una seconda invece più vicina allo stile delle grosse produzioni Marvel. Il problema è che una funziona e l'altra invece, a mio avviso, no.

Nella prima metà del film la Disney ci mostra il bel rapporto tra Hiro ed il fratello maggiore Tadashi, che poi passerà attraverso Baymax dopo la tragedia. Perché non è un film Disney se il protagonista non subisce un lutto in famiglia. Muore sempre qualcuno. Come in "La signora in giallo" ed in "Il detective Conan". Come a Burbank ci hanno abituato nel corso degli anni, tuttavia, questo sistema narrativo funziona perfettamente nella meccanica del lungometraggio; i due fratelli sono ben caratterizzati, il loro rapporto è ben mostrato allo spettatore, così come è chiaro ciò che Baymax rappresenta per Hiro: l'ultimo ricordo del fratello, suo unico punto di riferimento. Quanta profondità di contenuto nella prima parte del film!

Poi purtroppo superiamo i tre quarti d'ora e l'aria tipica dei film d'azione Marvel prende il sopravvento. Sì, proprio quella in cui i supereroi che camminano per strada sembrano una parata del carnevale di Viareggio! Il rapporto tra Hiro e Baymax scompare quasi completamente per poi fare capolino solamente nel finale, come a ricordarci che in fondo il film è prodotto dalla Disney.

Sebbene il titolo del film sia Big Hero 6, gli unici membri del team di supereroi Marvel di cui si abbia un profilo ben definito sono Hiro e Baymax. Gli altri non sono altro che un nome ed una caratteristica ben definita nel momento della loro prima apparizione. Definita molto bene, per carità. Però... nulla di più.

Il villain non ha alcuna personalità. Di certo non passerà alla storia dell'animazione come Grimilde, Malefica (che da un anno a questa parte si chiama Maleficent perché dare i nomi inglesi alle cose le rende più "cool"), Scar, Ade, ecc. Qualcuno si ricorda come si chiama il villain di Big Hero 6? Rispondere "il rettore dell'università" non vale. Ha più fascino se immaginiamo che la maschera tipica del teatro kabuki che indossa abbia qualche significato particolare, come i trailer ci avevano portato a credere. Perché la Disney fa dei trailer così invitanti?

La serie a fumetti originale è ambientata a Tokyo. Sappiamo tuttavia quanto la Disney sia abile nell'adattare in maniera originale delle storie per i propri lungometraggi. Eccoci infatti a San Fransokyo, connubio perfetto tra una elegante città occidentale come San Francisco ed una tecnologica città orientale come Tokyo. C'è tutto: i tram, le discese ripide, la Tokyo Tower ed un tocco di classe, il Golden Gate Bridge con una nuovissima veste nipponica. Peccato che la città non partecipi attivamente allo sviluupo della trama, come la Gotham City di Batman o la Metropolis di Superman. Tiriamo però il fiato perché almeno il lato Marvel della produzione non ha obbligato la Disney ad ambientare la storia nella solita New York.

Al termine del film, Walt Disney riesce ad avere il sopravvento su Stan Lee ed a rimostrarci il Baymax di quarantacinque minuti prima. Peccato. Baymax aveva il potenziale per diventare una memorabile spalla del protagonista, come lo erano stati Pegaso, Mushu, Timon e Pumba, ma dovremo ricordarlo solamente come un simpatico omino Michellin apparso in un (mezzo) capolavoro Disney.

Ripetere il successo di Frozen era molto difficile, soprattutto per un progetto nato ben molto prima del successo del lungometraggio d'animazione vincitore del premio oscar l'anno scorso. Ciònonostante, a mio avviso, Big Hero 6 non è all'altezza dei grandi successi del Rinascimento Disney degli anni Novanta. Almeno non nella sua interezza. Purtroppo al cinema non permettono di acquistare solo mezzo biglietto per vedere mezzo film.

Ribadisco. Non sono un amante degli albi della Marvel, quindi il mio giudizio potrebbe essere stato influenzato. Amici di Stan Lee, non uccidetemi.

P.S. L'anno scorso Martina Stoessel. Quest'anno Moreno. Cara Disney Italia, perché? Perché? Le mie povere orecchie...

Spilu

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