8 marzo 2015

Recensione di The Order: 1886

ovvero


Mezz giocho is megl che uan


the order 1886 recensione
Se ci stringiamo bene sulla cover troviamo spazio tutti e quattro.
Nella trama invece...

Parliamo ora di "The Order: 1886", uno dei titoli videoludici più attesi del 2015, nonché un capolavoro annunciato da tempo, che purtroppo, secondo l'opinione di chi scrive, così non è.

Il prodotto dei ragazzi di Ready at Dawn, responsabili di alcuni degli spin-off della serie di "God of War", porta il giocatore in una Londra vittoriana steampunk style in cui l'antico Ordine dei Cavalieri della Tavola Rotonda si impegna per sedare le ribellioni interne all'impero britannico e combattere alcuni dei loro eterni nemici: mostruosi esseri noti come mezzo-sangue. Il protagonista è il cavaliere Grayson, sir Galahad, che dopo alcune indagini nel quartiere di Whitechapel scopre che i veri nemici dell'impero si nascondono tra le fila delle alte cariche statali, nonché dell'Ordine stesso. Sarà quindi costretto a combattere i suoi stessi amici e compagni in onore della verità.

Ambientazione accattivante e visivamente mozzafiato. Armi ed equipaggiamento particolari e dai tratti futuristici. Miscela di mitologia, epica e storiografia. Cosa potrà mai impedire a "The Order: 1886" di venire ricordato come uno dei capolavori videoludici di tutti i tempi?

Il titolo si presenta come un third person shooter dalle meccaniche classiche: riparati, spara, uccidi ed avanza. Allo scopo di spezzare la monotonia del gameplay, al giocatore vengono offerte delle sezioni stealth e dei quick time event. Questi ultimi una delle croci più grandi del gameplay del titolo prodotto dai ragazzi di Ready at Dawn. Sebbene i quick time event siano indubbiamente un ottimo escamotage per fare vivere al giocatore delle scene d'azione con una godibilissima regia cinematografica, "The Order: 1886" ne abusa in maniera piuttosto evidente, basandoci addirittura le uniche "boss battle" (notare le virgolette sarcastiche) offerte dal titolo, causando così il suicidio di milioni di pro gamer in tutto il mondo.
Altra pecca del gameplay sono i rarissimi scontri con i mezzo sangue, che si riducono ad una schivata da effettuare nel momento in cui il titolo suggerisce al giocatore di premere un determinato bottone ed allo scaricamento dell'arma imbracciata addosso al nemico di turno prima che attacchi nuovamente. Sebbene non si presenti come un quick time event puro, poco ci manca. Anche nelle sezioni in cui si ha più libertà di azione, si ha sempre e comuncuqe l'impressione di essere costretti a seguire uno script ben preciso senza avere una vera e propria possibilità di scelta.

A difesa dei ragazzi di Ready at Dawn vanno le numerose sparatorie contro i nemici, che, sebbene non siano suddivisi in una grande varietà di archetipi, possiedono una discreta intelligenza artificiale in grado di stanare il giocatore da quasi qualunque nascondiglio. Le diverse armi utilizzabili all'interno del titolo, alcune delle quali molto particolari e curiose nonché dall'aspetto futuristico, rendono gli scontri a fuoco ancora più divertenti da affrontare. Il grande numero di oggetti frantumabili durante gli scontri rende invece l'esperienza ancora più realistica e coinvolgente. Peccato solo che in alcune sezioni lo script obblighi il povero giocatore ad utilizzare una specifica arma, limitandone ulteriormente la libertà.

Le ambientazioni, fiore all'occhiello del titolo qualunque esse siano, sono curate a dir poco in maniera maniacale, lasciando il giocatore a bocca aperta in ogni momento. Può fare storcere il naso la scelta di non mostrare alcune delle zone più note ed affascinanti della Londra vittoriana e di sviluppare la trama quasi esclusivamente in ambienti chiusi o comunque decisamente limitati, ma la bellezza di ogni singola zona mostrata e la cura nei dettagli sono perfettamente in grado di accontentare anche il giocatore più esigente. Il titolo si presenta infatti molto bello visivamente, in grado di sfruttare alla grande la potenza offerta da una console di nuova generazione, capace di non far notare al giocatore la differenza tra cinematiche e fasi di gameplay. E' però sufficiente una grafica fotorealistica da far cadere la mascella dallo stupore per definire un titolo next gen? La grafica non è tutto ed il gameplay, come detto, non ha nulla di nuovo, se non alcune meccaniche sfruttate solamente una volta nel corso dell'avventura.

Andiamo ora infatti a discutere della trama, punto di forza di questo titolo. Il misto di mitologia, epica e storiografia, frutto di evidenti lunghe e minuziose ricerche, è degna del figlio illegittimo tra il miglior Dan Brown ed i (pochi) titoli riusciti della serie di "Assassin's Creed" e spinge il giocatore ad avanzare all'interno della trama fino alla fine senza fermarsi un attimo per riprendere fiato. I rapporti tra il protagonista e l'amico Sebastian Malory, con l'amante Isabeau D’Argyll, nonché con il carismatico leader dei ribelli, Lakshmi, sono delle sottotrame interessanti e degne della stessa attenzione della vicenda principale. La presenza di licantropi e vampiri forniscono al titolo un carattere ancor più mistico senza però cadere nel trash imbarazzante di Van Helsing, ed scoprire quale rapporto ci sia tra queste creature ed nemici dell'impero e del sacro Ordine forniscono un ulteriore spinta per portare a termine il titolo. Il Sacro Graal ed i suoi mistici poteri taumaturgici si sposano alla perfezione con l'epica classica del ciclo arturiano, qui riproposto nel XIX secolo in stile steampunk. La presenza di numerosi personaggi storici provenienti da tutte le epoche, come il Marchese di Lafayette, Jack "lo Squartatore" e Nikola Tesla, rendono il titolo ancora più variegato ed interessante. Infine vari complotti completano il quadro generale. In "The Order: 1886" c'è tanto di cui discutere e la voglia di comprendere come tutti gli elementi sopra citati possano infine comporsi in unico grande schema narrativo è tanta.

Il titolo termina però con così tanta fretta da lasciare senza risposta la maggior parte degli interrogativi che ci ha proposto nelle (poche) ore di gioco. "The Order: 1886" può essere completato in pochissime ore di gioco, molte delle quali passate ad osservare cutscene e cinematiche, dirette magistralmente, che sarebbe però meglio godersi tenendo in mano un buon secchiello di pop corn piuttosto che un costoso joypad, od a passeggiare alla ricerca di oggetti collezionabili che ben poco aggiungono alla trama, ed al termine al giocatore rimangono tante domande. Così tante che sarebbero troppe anche per il più squallido dei cliffhanger presente nel più triste dei b-movie. Allo scorrere dei titoli di coda di "The Order: 1886" si ha l'impressione di trovarsi davanti piuttosto che a un cliffhanger utile a sviluppare un eventuale sequel ad un titolo troncato premeditatamente a metà. O addirittura in più frazioni. Che fine ha fatto quel personaggio? Che ne è del rapporto tra il protagonista e questo personaggio? E con quell'altro? E cosa volevano dire quelle parole? Lo scopriremo nel secondo tempo? Peccato che non ci sia alcun secondo tempo. O almeno non ora. Forse sarà sufficiente attendere solo qualche anno. Che intervalli lunghi in questo cinema, vero?

Molti hanno già discusso della scarsa longevità del titolo di casa Ready at Dawn. Un titolo videoludico, così come un film od un libro, può essere anche molto breve, a patto che al termine tutti i quesiti sollevati dalla narrazione abbiano trovato una risposta. Il vero problema di "The Order: 1886" non è infatti, a discrezione di chi scrive, rappresentata dalle poche ore di gioco che offre, bensì dalla scarsa profondità con cui affronta i temi ed i problemi sollevati. A pochi minuti dall'epilogo si ha infatti l'impressione di avere solamente superato una prima introduzione utile a presentare i personaggi e le varie vicende che verranno sviluppate in seguito. Infine completare il titolo e trovarsi davanti ai titoli di coda lascia il giocatore con un senso di delusione tale da rovinare la bella opinione che si era fatto del titolo fino a pochi minuti prima. "The Order: 1886" è un bel titolo, purtroppo più da guardare che da giocare, in grado di spingere il giocatore ad avanzare all'interno della trama fino al finale, che tutto è tranne che indimenticabile. Tra qualche anno magari vedremo questo titolo di Ready at Dawn come il primo capitolo di una saga dotata di un intreccio narrativo unico, ma ad oggi rimane solamente un piccolo secchiello pieno di tantissimo potenziale sprecato.

Spilu

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